“l’approccio fotografico può, come accade per ogni espressione d’arte, o rimanere asettico, cristallizzato,oppure rischiare mostrando il suo punto variabile,operando,infine, un liberatorio salto di qualità. Per Motta l’ibridare traduce l’endoscheletro dei suoi prodotti creativi;un meticciato che,come per altre campionature d’arte,partendo da premesse moderne si pone nella scia di interessi post moderni;una prassi ideale simile al movimento della “post fotografia” ideato da Tacita Dean e sostenuto da tutte quelle tecniche di post produzione le quali possono costituire una scelta estetica rivificante del prodotto artistico. ”
“Motta esce dai condizionamenti della storia e delle forme canoniche. E i due media,pittura e fotografia,convolano indifferenti alla diversificazione dei ruoli che di solito la sessualità sancisce . E nessuna gelosia si affaccia se ” l’impero dei sensi”,come diceva Barthes, nel suo esito finale è fotografico.”
“…L’artista insegue il movimento frammentato di macchie di colore. Esse, su terreno policromo,insistono intorno a una traccia di figura fotografica. Foto e pittura sono nella fase del corteggiamento. Si strofinano naso e labbra ,preludio all’accensione dei corpi…”
“…Figure ridotte a impronte,accompagnate da grumi informi di materia cromatica, coagulata, nel modo in cui accade nel ciclo Pattern of Media, in morfologie batteriche, gocciole su cui agiscono tensioni superficiali trasformate in amebe mercuriali pronte ad interagire con l’architettura corporea , a mescolarsi con essa, a ricomporsi , mutarsi,fino a fecondarla. Una volontà di ribaltare il punto di fuga posto, a volte, di fronte alla fissità dell’immagine,poi caricata di energia,impregnata di un primitivo dinamismo e irraggiando intorno la sua emotività… ”
“…Altre volte (serie Passeggero) è la traslazione d’immagini proposte quasi in forma di décollage o in scarne permanenze di tracce( una sorta di frottage) dal sapore rotelliano oppure , a similitudine dei grovigli di Renzo Nasso,in espansioni informali,a ridisegnare un impianto scenico che attinge al codice pubblicitario .La figura umana nella quale si convertono le incognite del quotidiano , i suoi straripamenti ,le orme di uno scorrimento capace di progredire e di straziare o di consegnare quanto di futuribile sia incastonato nell’apparente fissità dell’icona, rilascia nella foto,anelando allo spessore , la sua attrazione pittorica,la sua sostanza fisica…”